È disponibile Sodalitium n. 76

Sodalitium n. 76 – settembre 2025

Editoriale

Comunicato dell’Istituto “Mater Boni Consilii”

“A che titolo…?”

L’apostolo che Gesù amava: san Giovanni apostolo

L’Osservatore Romano

Betlemme, la (ex) roccaforte cristiana della Palestina

Un livornese a Nantes

La Voix de Rome (risposta a La Voix des Francs)

L’Anticristo

Recensioni

   Una biografia del cardinale Merry del Val

   Due libri (seri) sulla teoria evoluzionista

   Il reverendo… Sandokan

Vita Istituto

 

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Editoriale

Questo numero di Sodalitium era già in cantiere, quando l’allora occupante della Sede Apostolica (J. M. Bergoglio) fu ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma, in gravi condizioni di salute. Abbiamo considerato allora che era opportuno attendere prima di varare questo nuovo numero del bollettino, al fine di poter valutare la probabile imminente evoluzione della situazione dell’autorità nella Chiesa. La morte di “Francesco” e la successiva elezione di Robert Francis Prevost (“Leone XIV”) ci permettono ormai di presentare ai nostri lettori l’opinione del nostro Istituto. A questo proposito, ho tenuto due omelie che possono essere ascoltate sul nostro canale: una in occasione della morte di J. M. Bergoglio e nell’imminenza del conclave, l’altra dopo l’elezione di R. F. Prevost, commentando il Comunicato – scritto – del nostro Istituto che pubblichiamo su questo numero. Questo comunicato esprime la posizione ed i convincimenti dell’Istituto Mater Boni Consilii e della sua rivista Sodalitium. 

Detto comunicato s’intitola: “Nulla è cambiato”, e dette parole esprimono bene il nostro pensiero. Al di là delle inevitabili differenze di carattere, formazione e personalità, il denominato Leone XIV è in perfetta continuità con ‘Francesco’, come costui lo era con tutti i suoi predecessori, da Paolo VI in poi. D’altronde, era così anche nella Chiesa in stato d’ordine: al di là dei singoli Pontefici, alcuni santi altri no, alcuni maggiormente benemeriti di altri, vale sempre quanto disse a suo tempo san Leone Magno, con quelle parole che Pio XII volle che fossero recitate nell’ufficio divino, nel proprio di un Sommo Pontefice: “Et tibi dabo claves regni coelorum: et quodcumque ligaveris super terram erit ligatum et in coelis: et quodcumque solveris super terram erit solutum et in coelis. Manet ergo dispositio veritatis, et Beatus Petrus, in accepta fortitudine petrae perseverans, suscepta Ecclesiae gubernacula non reliquit. In universa namque Ecclesia, Tu es Christus Filius Dei vivi, quotidie Petrus dicit; et omnis lingua, quae confitetur Dominum, magisterio hujus vocis imbuitur. Haec fides diabolum vincit et captivorum ejus vincula dissolvit. Haec erutos mundo, inserit coelo et portae inferi adversus eam praevalere non possunt. Tanta enim divinutus soliditate munita est, un eam neque haeretica umquam corrumpere pravitas, nec pagana potuerit superare perfidia” E ti darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato anche nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto anche nei cieli. L’ordine stabilito da Gesù Cristo rimane ancora; e san Pietro, che ha conservato fino ad oggi la solidità della pietra, non abbandonò mai il governo della Chiesa di cui fu incaricato. Nella Chiesa intera, infatti, ogni giorno Pietro dice: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”; ed ogni lingua che riconosce il Signore viene istruita col magistero di tale voce. Tale fede sconfigge il diavolo e scioglie i legami di coloro che egli tiene prigionieri. Essa fa entrare nel cielo coloro che ha strappato alla terra e le porte dell’inferno non possono prevalere contro di essa. È stata infatti per potenza divina munita di una tale saldezza che mai la potrà corrompere la malvagità degli eretici né la potrà superare la perfidia dei pagani»].

Al di là della persona di ogni singolo vero Successore di Pietro, il fedele ascolta la voce dell’Apostolo che è la stessa di quella di Cristo, “cujus etiam dignitas in indigno herede non deficit” [e la cui dignità non viene meno per l’indegnità dell’erede].

Molti fedeli – anche nel vasto campo cosiddetto ‘tradizionalista’ – hanno scritto del nuovo eletto basandosi sull’abbigliamento, sulla sua mitezza o devozione… ma pochi si chiedono: aderisce alle nuove dottrine del Vaticano II, e alle riforme che ne sono scaturite, oppure no? La risposta è evidente, e lo stesso occupante si è premurato di darla pubblicamente: ovviamente, sì. E in questo caso, l’altro quesito che per un cattolico fedele alla Tradizione, alla Fede rivelata e al Magistero della Chiesa dovrebbe essere stato risolto da tempo (ed evidentemente non per tutti lo è) è questo: l’insegnamento del Vaticano II (sull’ecumenismo, il dialogo interreligioso, la collegialità, l’appartenenza dei non cattolici alla Chiesa, la libertà religiosa, l’aggiornamento e le riforme) è in conformità o in contraddizione con la Fede, la Tradizione, il Magistero della Chiesa? E giacché NON c’è continuità, ma contrarietà e persino contraddizione, non può essere successore di Pietro e Vicario di Cristo colui che, occupando la Sede Apostolica, aderisce all’“eretica pravità” o programmaticamente la favorisce, fosse anche su di un solo articolo di Fede. L’impressione che ho avuto è invece che per molti battezzati che si dicono o si credono fedeli alla Tradizione, il Vaticano II con tutte le sue riforme (in primis quella liturgica per finire con quella, in fieri, del Papato stesso) sia stato ormai ingurgitato e ampiamente digerito; umanamente, la cosa, dopo tanti anni, è comprensibile; agli occhi della Fede, però, non lo è. 

Per questo, con profonda tristezza, diciamo e ripetiamo: nulla è cambiato. E se nulla è cambiato NELLA REALTÀ (e non nel ‘Papa’ come molti lo vogliono immaginare, come se dopo l’incubo della parentesi bergogliana tutto fosse tornato nell’ordine) non deve cambiare neppure la tesi teologica che meglio descrive detta realtà alla luce della Fede: la tesi detta di Cassiciacum (elaborata da padre M.-L. Guérard des Lauriers o.p.) che riconosce nell’eletto del conclave un ‘papa’ materialiter (in quanto giuridicamente la Chiesa non ha finora dichiarato nulla tale elezione), ma non un Papa formaliter, nel quale, ogni giorno, possiamo riconoscere la voce di Pietro e l’autorità infallibile di Cristo. Alla luce di questa luce teologica, navighiamo sicuri tra gli scogli di un “sedevacantismo conclavista”, che non è il nostro, e di un “lefebvrismo” che riconosce e resiste alla “legittima autorità”. Tanto meno possiamo riconoscerci negli auto-illusi che acclamano il successore di Bergoglio; abbiamo abbastanza anni per ricordarci un fenomeno analogo (seppur diverso): alla morte di Paolo VI quasi tutti i “tradizionalisti” (anche a Écône) credettero essere finito un incubo, ed acclamarono Giovanni Paolo II malgrado gli errori/orrori della prima enciclica Redemptor hominis; ci volle il sacrilegio di Assisi per far aprire, parzialmente, gli occhi a qualcuno… 

Il nostro amaro commento non è però disperato; se non riponiamo speranza alcuna nei modernisti (siano essi avanzati o conservatori) non abbiamo perso però la speranza nelle promesse di Cristo (al quale appartiene la Chiesa) e nella materna intercessione di Maria, Madre del Buon Consiglio.